Culto Gallo Verde – 19.11.2017 – Sermone
Alessandro, Eliana, Flavio
Flavio
Oggi ci soffermiamo sul testo che troviamo nel Nuovo Testamento in Matteo, capitolo 6, versetti dal 24 al 33
Alessandro
24 Nessuno può servire due padroni; perché o odierà l'uno e amerà l'altro, o avrà riguardo per l'uno e disprezzo per l'altro. Voi non potete servire Dio e Mammona.25 «Perciò vi dico: non siate in ansia per la vostra vita, di che cosa mangerete o di che cosa berrete; né per il vostro corpo, di che vi vestirete. Non è la vita più del nutrimento, e il corpo più del vestito? 26 Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, non raccolgono in granai, e il Padre vostro celeste li nutre. Non valete voi molto più di loro? 27 E chi di voi può con la sua preoccupazione aggiungere un'ora sola alla durata della sua vita? 28 E perché siete così ansiosi per il vestire? Osservate come crescono i gigli della campagna: essi non faticano e non filano; 29 eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, fu vestito come uno di loro. 30 Ora se Dio veste in questa maniera l'erba dei campi che oggi è, e domani è gettata nel forno, non farà molto di più per voi, o gente di poca fede? 31 Non siate dunque in ansia, dicendo: "Che mangeremo? Che berremo? Di che ci vestiremo?" 32 Perché sono i pagani che ricercano tutte queste cose; ma il Padre vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose. 33 Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più.
Flavio
“Non siate dunque in ansia, il Padre Vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose, cercate prima il regno e la giustizia di Dio”.
Come vedete oggi il culto è gestito dal team del Gallo Verde. Il nostro impegno principale è la salvaguardia del creato; noi ringraziamo Dio del dono della creazione, chiediamo perdono per le azioni che la deturpano e ci impegniamo a rispettarla e custodirla consapevoli che salvaguardare il creato significa anche operare per la pace e la giustizia, economica e sociale.
Nel versetto 24, che vi abbiamo letto, si esprime il concetto che l’umanità non può dividere il proprio cuore e servire due padroni, Dio (il Signore) e Mammona, un termine che ho scoperto trae origine da una parola Ebraica ed Aramaica, che deriva probabilmente da una radice indicante fiducia, intesa come mettere la propria fiducia nel patrimonio cioè in ciò che ha importanza, nel potere, nella ricchezza.
Le parole del Signore ci spingono a riflettere sul fatto che non sia da perseguire l’accumulo di ricchezze materiali, spesso condotto a spese di altri nostri simili e del creato, cioè sfruttando le energie e le ricchezze del mondo che ci circonda, ma occorre ricercare ciò che può offrirci il regno e la giustizia di Dio poiché il resto ne deriverà come conseguenza.
In realtà però se devo essere onesto, a me sembra comunque vantaggioso aumentare la propria RICCHEZZA personale così che si traduca nel proprio BENESSERE materiale ...
Alessandro
scusa, scusa se ti interrompo, ma credo tu stia facendo del benessere materiale un falso idolo.
Mentre parlavi, m’è tornato in mente un articolo di Riforma dell’anno passato in cui veniva presentato un idolo contemporaneo. Rimasi stupito nel venire a conoscenza che in prossimità della borsa di Wall Street, c’è la statua di un toro, in rappresentanza della forza del mercato. Possiamo effettivamente dire che siamo in presenza di un Mammona dei nostri tempi?
Abbiamo imparato ad accettare l‘idea che l’accumulo di ricchezze sia in fin dei conti non solo il modo migliore per raggiungere il proprio benessere ma che tutti i progressi che l’umanità ha compiuto fino ad ora stanno a dimostrare che questo sia il migliore modello possibile, se non l’unico!
Da qui l’idea che questo modello sia estendibile a tutti e il nostro impegno debba andare in questa direzione. Si parla degli “effetti democratizzanti” della globalizzazione dei mercati.
Le implicazioni sono però numerose e spesso nascondono delle minacce reali.
La prima è quella legata allo sfruttamento delle risorse del nostro pianeta ed è resa ora più evidente dalle conseguenze climatiche di cui anche noi in Italia siamo testimoni;pensiamo alla “terra dei fuochi” in Campania, pensiamo ai livelli di polveri sottili in pianura Padana, pensiamo anche agli incendi in val di Susa che ci hanno tenuto in allarme nelle ultime settimane. Se mai avessimo qualche dubbio, è il pianeta che ci sta chiedendo di riconsiderare il nostro modello di sviluppo.
Per gli amanti dei numeri è stato, di recente, pubblicato uno studio che porta la misurazione dell’anidride carbonica, principale gas serra, ai livelli più alti da 800.000 mila anni a questa parte.
La produzione di beni e l’incremento del loro consumo in un’ottica di crescita lineare nel tempo ha di fatto mantenuto e addirittura ampliato le differenze tra i più ricchi e i più poveri.
Oggi siamo ancora così sicuri di essere tra quelli che stanno meglio? O forse ci accontentiamo di considerarci comunque meglio di chi davvero non ha nulla? Ci aggrappiamo a quello che abbiamo e lo difendiamo con le unghie.
Ciò che il brano che hai letto poc’anzi ci dice è proprio di non affannarci ad accumulare beni materiali perché non solo essi non sono la misura del Regno di Dio, ma non lo sono nemmeno per noi, oggi, qui nel nostro “Regno del Toro”.
Se ci fermiamo un istante, riusciamo a pensare quanti dei nostri bisogni sono reali e quanti sono indotti? Quanto è presente nella nostra vita il “pericolo della gratificazione istantanea”? Quanto è davvero desiderabile il mondo che abbiamo davanti agli occhi?
L’ Evangelo ci dice che c’è un modo diverso per vivere,ed è avere più tempo per le persone e meno per le cose, il legame impegnativo e non la liquidità dei rapporti. Esistono tante realtà che si propongono proprio di andare in questa direzione. Penso ai GAS – la nostra chiesa ne ha fatto esperimento – penso ai gruppi di “Bilanci di Giustizia” e a tutti quegli individui e famiglie che scelgono ogni giorno la sobrietà anziché la comodità del “va tutto bene così, non ci pensiamo”.
In molti casi è una sobrietà che parte dal messaggio contenuto nella bibbia, ma che ha la virtù di rimettere noi tutti e ognuno al centro delle nostre giornate. Una sobrietà che è addirittura in grado di ridare valore alle cose, agli oggetti, togliendoli dal piedistallo per metterceli in mano, come uno strumento di lavoro.
Ecco, ciò che sento, è che è possibile davvero puntare ad altro ed uscire dal circolo vizioso di bisogni indotti e dagli schemi prestabiliti. Nulla che oggi vediamo è immutabile e non è detto che sia troppo tardi.
Flavio
Si, ora comprendo che il tema della ricchezza personale ha vaste implicazioni, non ultima, il rischio di giustificare lo sfruttamento di altri.
Mentre ti ascoltavo ho ripensato alle tante occasioni della mia vita in cui la soddisfazione per un traguardo raggiunto, per un lavoro ben fatto, per un incontro riuscito, ha messo in secondo piano qualsiasi aspetto economico e credo tu abbia ragione, la ricerca di un condiviso ed equilibrato benessere, è di gran lunga migliore del semplice accumulo personale di ricchezza economica.
Peccato che per quanto riguarda l’uso delle risorse della natura a cui accennavi non possiamo fare altro che sfruttarle in modo intensivo se vogliamo portare il BENESSERE a tutti poiché …
Eliana
perdonami, ma vorrei ricordare anche il versetto 15 del capitolo 2 della genesi: “Dio, il Signore, prese dunque l’uomo e lo pose nel giardino di Eden perché lo lavorasse e lo custodisse” dove è chiaro che noi siamo responsabili, in modo individuale, e come comunità, della salvaguardia del creato; dobbiamo capire che ognuno di noi deve impegnarsi, ognuno di noi è responsabile e se ciascuno fa la propria parte possiamo tutti insieme, a piccoli passi, produrre cambiamenti importanti partendo dalle piccole cose di tutti i giorni, per ridurre l’impatto ambientale delle attività della chiesa e quelle personali, essendo noto che i danni prodotti all’ambiente stanno per diventare irreversibili.
Sono molte le attenzioni e le azioni che possiamo intraprendere e che sono monitorabili e misurabili come avviene nella nostra Chiesa, attraverso la certificazione Gallo Verde. Se ci impegniamo a guardare il mondo attorno a noi come ad un ambiente da rispettare e non da depredare e trascurare, troviamo innumerevoli occasioni per rispettare il mandato che ci ha dato il Signore, senza per questo rinunciare a migliorare la nostra qualità di vita, anzi con risultati positivi in termini di salute ed economici.
Ad esempio, fare la raccolta differenziata dei rifiuti permette un maggior riutilizzo di molti materiali ed evidenzia l’alto consumo di alcuni dei più dannosi per l’ambiente, intercettando anche la plastica che, anziché disperdersi nell’ambiente, potrebbe essere ritrattata in modo ottimale consentendo una minore produzione di anidride carbonica che è un gas serra, nonché l’unità di misura che si utilizza per valutare l’impatto ambientale delle attività umane. E’di questi giorni la trasmissione di uno spot televisivo che riguarda l’inquinamento da micro-plastiche che invadendo l’oceano contaminano ed alterano il ciclo biologico della vita dei pesci finendo inevitabilmente nella nostra catena alimentare.
La possibilità di condividere beni e servizi come nel caso degli spostamenti privilegiando l’uso di mezzi pubblici, car sharing, biciclette o più semplicemente di camminare, così come gestire il nostro riscaldamento con combustibili ed impianti a basso impatto ambientale, ci offrono l’occasione di ridurre gas di scarico e polveri sottili e nel contempo di risparmiare.
L’uso di lampadine ad alta efficienza quali i led non è solo un vantaggio economico, ma è soprattutto un modo per ridurre il consumo elettrico e quindi dei combustibili più inquinanti
Evitare lo spreco nei consumi dell’acqua e dell’energia elettrica comporta un maggior rispetto dell’ambiente ed un risparmio economico in termini di costi e di materie prime che cominciano a scarseggiare, così come operare con associazioni equo solidali la cultura del chilometro zero, l’assistenza culturale e tecnica fornita in loco alle popolazioni povere del mondo, sono esempi di come si può influire positivamente su tematiche apparentemente complesse.
E’ importante che cresca la nostra consapevolezza, come singoli e come comunità, del fatto che siamo responsabili dei danni creati al nostro pianeta, che si manifestano con fenomeni di surriscaldamento globale e quindi con il cambiamento climatico. E’ importante non solo per noi oggi ridurre la nostra impronta ambientale, lo è per nostri figli e le nostre figlie ai quali vogliamo lasciare un mondo che sia ancora accogliente e generoso come lo è stato sino ad oggi.
Flavio
Care sorelle, cari fratelli,
oggi abbiamo voluto parlare di un modello di vita vicino al creato, più sostenibile, e lontano dall’idea dello sfruttamento che l’umanità agisce sulla natura. Lo abbiamo fatto nel tentativo di comprendere il senso delle parole del Signore quando dice: “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta”.
Pensare al Creato come ad una inesauribile fonte di beni o ad una sorta di magazzino risorse destinato inevitabilmente ad esaurirsi è stato, e per molti è tutt’ora, un modo semplicistico di vedere le cose, e ci priva del piacere di un pensiero più profondo ed etico.
Accontentarsi di dare alla nostra vita il solo scopo di accumulare ricchezza può facilmente condurci a trasformare la legittima aspirazione di ognuno di noi ad una vita serena in una corsa all’inseguimento ed alla venerazione della ricchezza materiale, che però non è né vera gioia, né serenità personale.
E’ nella ricerca del regno di Dio che troviamo la serenità e l’appagamento che ci serve, come ci ricorda Matteo. Siamo sicuri che questa consapevolezza, e le azioni che ne derivano, ci permetteranno di godere a pieno del dono della creazione e dell’amore di Dio, che con noi, ha cura di tutte le sue creature.
Amen